Verità e giustizia per Kitim!
Manifestazione 23 settembre - h16:00 - Cattedrale di Palermo
Kitim è stato ucciso dalla persona che lo ha investito e accoltellato, ma anche dalla violenza razzista delle istituzioni che lo hanno abbandonato e che hanno cercato di rendere la sua morte invisibile. In questo episodio si vuole dare risonanza alle mobilitazioni che chiedono verità e giustizia per Kitim, e alla manifestazione organizzata dal movimento Right To Be insieme ad altre associazioni locali, che si terrà il 23 settembre a Palermo (h16:00 Cattedrale), per chiedere verità e giustizia per Kitim Ceesay.
Dal comunicato di Right to be:
"Lo scorso 5 marzo 2024 , Kitim Ceesay, nostro fratello e padre di due bambini, è stato accoltellato e investito nel quartiere di Ballarò, Palermo. Dopo un ricovero di due settimane all'ospedale Policlinico, dove è stato portato in ambulanza, il 20 marzo si è spenta la sua vita nel silenzio generale, nella paura di denunciare e nell'indifferenza. Kitim, cittadino gambiano di 25 anni, era residente a Palermo dal 2016, dove ha instaurato rapporti e ha costruito una famiglia. Secondo quello che è stato raccontato alle associazioni e ai familiari, quello che è successo vicino a Porta Sant'Agata non è stato un semplice incidente stradale, ma un atto di violenza con arma da taglio e un successivo tentativo di travolgerlo con l'auto. Appena scoperta la notizia siamo scesi in strada per rivendicare con una voce forte e unita la verità su quello che è successo. Tuttavia, nonostante siano passati sei mesi, non ci sono ancora delle risposte sulla morte di Kitim. Le comunità e le associazioni si uniscono alla famiglia della vittima, per chiedere i risultati dell'autopsia, effettuata il 27 Marzo 2024, e assicurarci che venga fatta giustizia e chiarezza sugli avvenimenti che hanno portato alla sua morte. Quanto accaduto a Kitim porta la comunità a riflettere sulle condizioni di disagio e marginalità che dilagano a Palermo e sull'assenza delle istituzioni a riguardo. Si invita tutti e tutte, ad unirsi a noi il prossimo lunedì 23 settembre, scenderemo nuovamente in piazza per chiedere che le autorità continuino le indagini per dare delle risposte, che le riprese delle telecamere presenti sul luogo vengano acquisite e che il risultato dell'autopsia venga comunicato alla famiglia."
Partecipano: Sherif, Ousman, Deanna e la famiglia di Kitim.
Estratto audio: Prima manifestazione 'Verità e giustizia per Kitim, Aprile 2023': https://fb.watch/uJHzdkCwAb/
Pagina movimento right to be: https://www.instagram.com/moovright2be?igsh=NHQ3YjB6YzRmeW9v
TRASCRIZIONE EPISODIO
Sherif: Lunedì 23 Settembre alle ore 16 ci sarà una manifestazione per chiedere giustizia per i nostri fratelli e per Kitim che è stato investito e che ora è morto. Così stiamo chiedendo a tutt, alla comunità straniera e a tutte le comunità di uscire quel giorno, così possiamo fare questa manifestazione insieme.
Cucù, cucù, chi è Kitim?
Kitim è Baba.
Eh sì. Baba Kitim, umilmente, io lo considero un nostro eroe, magari imperfetto, ma lo è di fatto. Le caratteristiche che lui ha, che sono anche presenti nelle sue figlie, sono la testardaggine, la gioia, la dolcezza, l 'altruismo, l 'umanità e con queste cose lui mi ha salvato la vita e ha reso la vita migliore, anche alle mie figlie. Quei momenti in cui siamo riusciti a stare tutti insieme in famiglia, ci siamo divertiti moltissimo, sono stati momenti speciali, unici. Ha dimostrato di essere un papà veramente fenomenale, simpaticissimo. Oltre questo, Kitim è una persona che aveva molti sogni, un gran lavoratore e con dei valori di famiglia enormi e molto buoni. La forza d 'animo di Kitim io la considero sovraumana. Essendo lui una persona di così buona fede, mi ha molto spesso raccontato moltissime cose belle della sua vita e del suo spirito, di come lui è fatto, ed io ho imparato cose bellissime da lui. La sua famiglia è bellissima e io sono ancora in contatto con la sua famiglia, noi tutti lo siamo. Noi l'amiamo tantissimo. Essendo anche una persona molto amichevole e socievole è riuscito ad avere la simpatia anche di molte persone al di fuori della nostra famiglia e infatti anche la risposta a questo avvenimento è stato proprio frutto di questo suo carattere così buono e in molti hanno un pensiero verso Kitim.
Penso che denunciare, non in senso pratico, ma in senso metaforico, il fatto che io non sia stata informata in maniera chiara e dettagliata delle condizioni in cui era Kitim, una volta arrivato in ospedale, né dai dottori, né dalla polizia, quindi da nessuna istituzione in questione. Per due settimane io non sapevo se lui fosse in ospedale e quando avevo quelle poche notizie pensavo all'inizio che lui stesse bene e che era tutto sotto controllo, addirittura che rischiava di uscire dall'ospedale e non è del tutto vero perché era stato messo sotto sedativi fin da subito.
Io non l'ho potuto neanche vedere, non sono potuta stargli accanto e quando per puro caso l'ho visto, poche ore dopo è morto. Già questo di per sé è un 'enorme negligenza che ha comportato delle ripercussioni sulla nostra famiglia non indifferenti, dei danni non indifferenti. Non farò richiesta di risarcimento danni, né farò[AM1] denunce, perché prima ancora di fare una giustizia legale e averne qualche profitto economico o comunque denunciare una corruzione o una negligenza o qualsiasi cosa sia. In questo momento poco mi interessa perché non vorrei neanche mettermi contro alcune entità della società. Ma è più il fatto di come si fa a trattare delle persone così? E pensare che non ci siano degli effetti collaterali per cui le persone staranno male. Ad un certo punto ne usciranno fuori, più forti, e vivranno la vita in una costante sfiducia verso certe cose nella società e questa sfiducia è una cosa che andrà contro queste persone stesse prima o poi, senza che noi muoviamo un dito, ok? Facendo fare alla vita.
Questo è il primo aspetto che trovo ingiusto. Poi gli aspetti pratici del processo legale io non li conosco affatto, perché l 'informazione che mi viene data è pochissima, anche lì molto isolamento, ma come eravamo isolati anche prima, quando io cercavo di aiutarlo da vivo, da vivo anche lì non c 'era nessun aiuto.
Sherif: Kitim è un ragazzo gambiano, ma soprattutto è un essere umano, ed è qua da molto tempo e ha creato anche una famiglia. Il giorno 25 di Marzo, aveva problemi con qualcuno che noi ancora non sappiamo chi è, a Ballarò è stato accoltellato e investito da un signore, ancora stiamo aspettando l''indagine, poi è riuscito ad andare all'ospedale, dove è morto. Dopo questo non abbiamo sentito più niente, niente dai giornalista, nessuna ha parlato, i ragazzi che erano vicini a lui, che sapevano qualche cosa, hanno fatto questo passaparola tra di noi e poi alla fine abbiamo deciso di fare una manifestazione. La prima manifestazione era per chiedere giustizia nei sui confronti e l'abbiamo organizzata tra di noi; siamo usciti, abbiamo dato le nostre voce, le nostre parole, avevano detto che nell'indagine stavano aspettando l'autopsia, il cui risultato doveva essere in tre mesi, ma da quando abbiamo fatto quella manifestazione, fino ad ora, ancora non sappiamo niente, non hanno detto niente riguardo l 'autopsia. Noi stiamo pensando che questa indagine non stia andando avanti oppure loro stanno negando questo caso. Per questo abbiamo deciso di nuovo di uscire, il giorno 23, lunedì, a manifestare, a parlare, a far vedere a loro che ancora noi stiamo aspettando l'indagine, stiamo aspettando l 'autopsia da parte del medico. Noi abbiamo scelto questo giorno per fare manifestazione, per la seconda volta, come se dalla prima che abbiamo fatto non c'è nessun risultato, non abbiamo sentito niente da parte della questura oppure della polizia, del medico, dell'autopsia. E per questo noi abbiamo organizzato di nuovo, per uscire con le nostri voci, con le parole, con tutto quello che abbiamo.
Per sollecitare qualche risultato riguardo questo caso.
Deanna: Quando Kitim è stato ucciso, prima investito dalla macchina, poi accoltellato e infine in modo definitivo dalla negligenza del sistema ospedaliero, da una parte non si è detto niente, c 'è stato un grandissimo silenzio da parte della polizia, da parte dell'ospedale. Dall'altra, quel poco che si è detto, è stato detto dai media che hanno dipinto Kitim come una persona quasi pericolosa, una persona che faceva uso di sostanze, per andare proprio a screditare l 'immagine di Kitim, per andare a categorizzarlo come una persona di serie B, forse che in un certo senso meritava quasi quello che gli è accaduto e quindi andando a legittimare la mancanza di cura da parte delle istituzioni.
Questa narrativa di andare a colpevolizzare le persone vittime di violenza, andare a disumanizzarle, oppure andare proprio a dire che quasi se lo sono andati a cercare, quindi non importa, quindi non è responsabilità delle istituzioni far luce o prendersi cura di queste persone. Questo succede quando vittime della violenza razzista istituzionale sono persone marginalizzate da un meccanismo che va a legittimare anche questa violenza e questa mancanza di cura, questo abbandono organizzato. E tutti voi in questo avete dimostrato una grandissima forza nel dire basta, nel dire no, nel dire tutto questo è sbagliato e nel ribaltare completamente questa narrativa andando in piazza dicendo che la pericolosità non sta nelle persone migranti che abitano Ballarò, che abitano Palermo, che abitano le città italiane. La pericolosità è intrinseca a queste città, perché quando qualcosa succede alle persone migranti, alle persone marginalizzate all'interno di questi spazi, non c 'è nessun tipo di responsabilizzazione e quindi queste strade diventano poco sicure per le persone che le attraversano a causa della violenza delle istituzioni, e non sono le persone che le attraversano a renderle poco sicure, e quindi avete completamente ribaltato la narrativa che cercava di giustificare questa negligenza.
Sherif: Qua stiamo parlando di morte. Noi sappiamo che Kitim è un ragazzo bravo, con una famiglia qua. La verità è che quando uno è morto tutto quello che è passato non c'entra niente. Centra il momento, per capire cosa è successo e cosa ha portato la morte. Questo è quello che possono fare loro nelle indagini. Se lui stava facendo altre cose, diciamo dietro, noi non lo sappiamo. Noi stiamo uscendo per dire che è stato investito da qualcuno e che la questura deve dare un risultato per quanto riguarda questo incidente che è successo a Ballarò.
Quello a cui io tengo veramente è capire quanto poco senso di giustizia, diritti e doveri ci siano in questo mondo ormai. I diritti ci vengono negati con una facilità pazzesca e non dovrebbe esistere questa cosa, bisognerebbe migliorare i nostri diritti, non levarli e peggiorarli poco a poco e vedere persone ridotte ad una meschinità disumana, veramente feroce la disumanità che ho incontrato in queste situazioni.
La cosa assurda e paradossale è che nonostante io abbia visto indirettamente gli effetti collaterali di tutti questi aspetti su Kitim in maniera sporadica, in quei momenti in cui lui era in difficoltà ed era lontano dalla nostra famiglia. Paradossalmente io non so niente di tutta questa situazione, sono nel mistero più totale, forse io, più di qualsiasi altra persona forse in questa città, non so niente, forse molto di più gli altri sanno qualcosa più di me. Questo è successo a lui, il padre delle mie figlie, non dimentichiamo questo aspetto fondamentale, che lui stava male e avrebbe però potuto vedere la sua seconda figlia, avrebbe comunque potuto rigirare la sua vita e avere una sorte meno ingiusta.
Ma questa cosa che è successa a lui, succede a molti e può succedere a molte più persone di quelle che pensiamo. Abbiamo tutti un'importanza e questi avvenimenti e queste persone che vengono maltrattate in queste situazioni non sono da meno.
Ousman: Abbiamo chiesto che la verità e giustizia venga fatta su questa vicenda, ma oltre a quello, stare anche dietro alla procura e l'autorità competente per far fare il loro lavoro in modo efficace e dignitoso. Primo perché questo incidente quando era successo non se ne era parlato. Ed è la cosa strana che ha fatto rimanere molte persone male. Quando era appena accaduto questo incidente lui non è andato in ospitale da solo. È stato portato in ospitale tramite un 'ambulanza. L'ambulanza in qualche modo avrebbe potuto scrivere qualcosa, anche se non avevano visto quando il caso stava succedendo, potevano scrivere qualcosa al riguardo. Nel senso che un ragazzo gambiano, un ragazzo straniero è stato investito e accoltellato e se non lo potevano comunicare in quel momento esatto, dopo che hanno fatto la vista, dopo che hanno controllato tutto, già avevano scoperto, avevano notato che c'erano delle cose che non andavano, quindi potevano scrivere qualcosa, non l 'hanno fatta, quindi c 'è stato un silenzio totale. Poi da parte della polizia, dopo che era accaduto questo incidente, sono stati lì, hanno fatto dei controlli, se hanno controllato telecamera o non hanno controllato telecamera lo sanno benissimo. Però io credo che non c 'è il bisogno che nessuno stia dietro a loro a dire quello che devono fare, perché lo sanno e sono consapevoli che dovevano fare almeno una comunicazione. E non l'hanno fatto. Poi i referti che sono stati fatti anche in ospitale ma non ne è arrivata nessuna comunicazione. Dopo la morte di questo ragazzo la comunità ha scoperto che sono state fatte delle cose ingiuste e non sono state fatte come dovevano essere fatte. Quindi poter mettere alla luce questa vicenda è stato uno dei motivi per cui ci ha spinto a scendere nella piazza. Visto che sia da parte della Procura, sia da parte del Policlinico non hanno voluto comunicare niente perché è un ragazzo africano, un ragazzo che ha la pelle scure.
Ma l 'incidente dove era accaduto, era nel quartiere di Ballarò. Quando si parla di Ballarò non si può mettere in cattiva luce, quindi per cambiare la narrativa, per coprire questa immagine, hanno parlato di un ragazzo che stava male, che si drogava e che faceva uso di stupefacenti.
A noi non ci interessa questo, se Kitim si drogava era una cosa della sua vita privata. Nella mia lingua madre si dice: "quando sbatti e poi cadi, non devi vedere dove sei caduto o caduta, ma devi vedere dove sei sbattuto"
Kitim è arrivato in Italia con le mani vuote. Anche se usava droga, dove l'ha trovata? Qui in Italia c 'è un sistema dietro che non funziona. Le istituzioni devono prendere le loro responsabilità. Se le istituzioni non fanno il lavoro questa marginalità continua. I ragazzi si trovano in questa condizione, non soltanto Kitim. Andiamo a vedere quanti ragazzi si trovano in queste condizioni.
Oggi quanti ragazzi sono traumatizzati? che non riescono a ragionare bene e sono finite in mezzo alla strada? Non è che lo meritano, ma c'è un sistema dietro che li costringe a trovarsi in questa condizione. Quindi una cosa del genere, quando succede, non è normale, ma anche a livello umano, dire ok, questo è un ragazzo che si drogava e allora se è successa una cosa del genere non se ne deve parlare.
Se lui si drogava tocca la sua vita personale, però se qualcuno lo accoltella o lo investe con la macchina e dopo questo muore. L'intento era ucciderlo e lo ha fatto in modo consapevole.
Quindi questo silenzio totale che è stato ucciso, per la comunità non è ora una cosa che doveva succedere, perché se ci fosse un italiano accoltellato e investito da un africano, le cose sarebbero proprio successe al contrario, ma invece non è così.
Noi viviamo in questo territorio. Se le istituzioni non fanno il loro lavoro, noi scendiamo nella piazza per far capire che il loro lavoro, se non lo fanno, noi ci mettiamo al posto loro per farlo. Quindi questa è stata una delle motivazioni che ha spinto persone nella piazza a manifestare. Dopo la manifestazione abbiamo ottenuto già alcuni risultati positivi. Uno dei risultati positivi è che questo caso viene messo davanti alla luce, ed è stata fatta a seguito un'autopsia, come diceva il compagno poco fa, però era previsto 90 giorni per il risultato, ma oggi stiamo parlando di sei mesi.
C 'è qualcosa che non va. E quel qualcosa che non va perché non viene detto? Perché aspettiamo ancora questo risultato dell'autopsia, che problemi hanno? Noi stiamo scendendo nella piazza il giorno 23 non solo per chiedere giustizia per Kitim, ma anche per altre vittime. E anche sollecitare il medico competente e l 'autorità competente che questo risultato dell'autopsia venga comunicato tempestivamente ai familiari.
Quindi questa è proprio la motivazione fondamentale per cui si scende nella piazza il 23.
Deanna: Mi sembra importante parlare di questi temi perché il 23, lunedì, andremo in piazza per chiedere verità e giustizia per Kitim, ma anche per mostrare e chiedere la fine di un sistema che è razzista e che coinvolge non solo la polizia, ma anche l 'ospedale, i media, la situazione di marginalizzazione delle persone africane e migranti a Palermo. Quindi la situazione di Kitim, e quello che è successo attorno, è la punta di un iceberg, di un sistema di oppressione più generalizzato a Palermo.
Sherif: Noi stiamo scendendo, per chiedere giustizia per Kitim e tutte le vittime di questo stesso problema. Non sappiamo cosa poi succederà, anche a me, oppure a lui, oppure a qualsiasi persona qua. Se questa ingiustizia continua così, significa che dobbiamo continuare a morire qua senza niente.
Questo non va bene, siamo essere umani, noi non siamo animali, così stiamo chiedendo giustizia per Kitim e per tutti gli altri per noi in futuro perché se noi riusciamo ad affermare questo cosa oggi significa che non può succedere domani a nessuno, anche se succede, loro possono sapere che i ragazzi sono in piedi, loro hanno la forza di uscire, di organizzare, di manifestare.
Deanna: Questo per me è importantissimo anche perché si cerca sempre di silenziare la voce politica delle persone migranti, di rendere invisibile quello che succede durante questi percorsi migratori, quando le persone spariscono o muoiono durante il tragitto, ma anche una volta che sono arrivati e che sono qua, che hanno una famiglia, se gli succede qualcosa, la violenza che viene esercitata su di loro viene silenziata o resa invisibile. Mentre il lavoro che state facendo voi come Right2Be, come associazione gambiana, come movimenti anche auto organizzati di migranti, è proprio rendere visibile questa violenza, ma anche rendere visibile che siete qua, che abitate questa città, che avete una voce politica e che tanti siete forti insieme, che siete uniti.
Ousman: Assolutamente, sì. L 'unica cosa che devono capire è che la lotta non è ancora iniziata. Siamo proprio pre -inizio. Perché è una cosa che continua. Il razzismo ora non si ferma soltanto a livello individuale, ma anche a livello delle istituzioni.
Quindi è una cosa che va affrontata sia in maniera intellettuale ma anche trovando altri modi per poter risolvere questo problema. Perché le cose che, sia a livello regionale sia a livello nazionale, bisogna mettere sul tavolo e chiarire è che se la difficoltà nei confronti dei stranieri aumenta rallenta la crescita di questo paese, e anche i miglioramenti che possono essere portati facilmente in questa società, in questo paese, perché ormai viviamo qua. I miglioramenti e cambiamenti che questa società ha bisogno, non soltanto gli italiani possono farli, ne soltanto gli stranieri che arrivano qua, ma è un lavoro collettivo, è un lavoro che tocca a tutti quanti per poter migliorare questo paese.
Si dice così, la non prossimità culturale non deve essere un fatto di discriminazione ed esclusione, ma da imparare da uno all'altro, e l'Italia, o se parliamo anche di Palermo, ha questa fortuna che non tutte le altre città hanno; è piena di cultura.
Quindi devi approfittare di sapere come utilizzare questo, ma non escludere altri, perché hanno una provenienza diversa da te o hanno un altro colore di pelle, diversa da te. La nostra voce è importante in questa società, sia che lo vogliano sia che non lo vogliano, ma la nostra voce è importante e la nostra voce va riconosciuta.
Noi pure siamo cittadini in questa società. La gente pensa che il cittadino è soltanto quello che ha quel pezzo di carta. No! Il cittadino è uno che ha voglia di contribuire alle crescita di una società. Il cittadino ha voglia della crescita di un paese. Uno che è pronto ad ogni cosa e che viene, ogni cosa che può portare miglioramento in una società, e' pronto a farlo. Noi lo stiamo facendo ogni giorno, ogni momento, ogni ora, ogni minuto. e allora chi è cittadino? Chi non è cittadino? Quindi noi finché la verità non verrà fatta, finché non verrà fatta la luce su questa vicenda, noi non ci fermiamo, continuiamo a chiedere, continuiamo a sollecitare. Grazie. E' un appello che riguarda tutta la comunità soprattutto per quelli che ci credono all'umanità.
Ed è un appello non riguarda soltanto i gambiani o i senegalesi o gli italiani o i maliani, ma tutta la comunità, ogni persona. Però un 'altra cosa fondamentale che bisogna fare anche da remoto è quello di condividere.
Condividere sia il comunicato stampa che è stato scritto, condividere il video che i ragazzi hanno fatto in diverse lingue, condividere il post che varie realtà hanno fatto. Questa manifestazione non è una manifestazione organizzata dai Gambiani, ma è una manifestazione organizzata da varie realtà locali qua a Palermo, di cui Maldusa anche fa parte.
Quindi questo invito, questo appello va a tutti quanti.
L'azione è importante per le persone che ci vanno. E non sono persone in particolare, ma sono le persone che dimostrano che qualsiasi persona in questo mondo non va dimenticata, soprattutto una persona come Kitim che è sempre stata una persona buona e non ha veramente mai fatto male a nessuno e su questo ci posso mettere la mano sul fuoco.
È una questione che va al di fuori del fatto che fosse il padre dei miei figli, io ne ho una motivazione in più, molto in più, però una dimostrazione come questa fa capire alle persone che non siamo soli.
Quando ci sarà il mistero, il silenzio e l 'ingiustizia. C 'è una giustizia chiamiamola al di fuori di tutto. Un amore al di fuori di tutto, che vince tutto.
E secondo me questo è molto importante farlo capire. Ciò che dico, potrebbe un po' scuotere le teste degli altri, potrebbe far arrabbiare le persone a pensare che io non abbia veramente una passione di trovare la giustizia legalmente parlando su questo aspetto, però la mia devozione e la passione per Kitim sono veramente enormi e questo avrà un risultato molto più grande di tutto questo.
Ed è una devozione che ho per le figlie, per la mia sorella, per la mia famiglia e anche per un modo di vivere, che non è un modo uguale per tutti, ma è un modo di avere appunto quell'umanità e quella gentilezza che Kitim aveva e quindi a noi piace ricordarlo così, sorridente, socievole, che fa di tutto per farci ridere, che balla e canta anche per strada, con noi, è testardo ma è una persona meravigliosa
Spero che questo che dico, con un 'enorme vulnerabilità, possa aiutare e rappresentare qualcosa di molto più profondo e molto più complicato e che possa rappresentarlo con forza e con umanità.