Cristo è morto di freddo (1)

28.08.2023

I 65 sbarchi a Lampedusa e l'inadeguatezza strutturale del sistema hotspot

Venerdì 25 luglio e sabato 26 luglio, si sono registrati a Lampedusa rispettivamente 65 e 53 sbarchi portando il numero di persone all'interno dell'hotspot a più di 4500.

Da mezzogiorno di giovedì 24 il molo favaloro è stato costantemente pieno di persone appena arrivate costrette ad aspettare per poter essere portate nella struttura di contrada Imbriacola dopo aver passato lo screening sanitario frontaliero e la registrazione della CRI (Croce Rossa Italiana). Sebbene siano scene che si ripetono da tempo ormai nella quotidianità dell'isola, gli arrivi degli ultimi giorni hanno fatto ulteriormente inceppare il funzionamento logistico su cui fa leva la Croce Rossa da giugno scorso: gli autobus a disposizione non sono sufficienti a trasportare le persone dal molo all'hotspot e, allo stesso tempo, garantire gli spostamenti dall'hotspot alle navi per i trasferimenti. Se a questo si aggiunge il fatto che vi è un'unica stradina per accedere all'hotspot per autobus, camion e muletti, ci si può immaginare, con più lucidità, un meccanismo bloccato.

E così, si attende al molo per ore, senza una precisa spiegazione di cosa si sta aspettando, senza né acqua né cibo; nemmeno dei gazebo sono stati montati per poter proteggere le persone dal sole cocente, come se fosse estate per la prima volta o ancor peggio come se questi arrivi fossero una forma di eccezionalità. Seguendo la stessa logica, ossia quella per cui è tutta un'eccezione, la presenza di personale medico sanitario resta preoccupantemente limitata a fronte degli interventi e delle operazioni richieste; sebbene il personale medico nel poliambulatorio lampedusano si sia negli ultimi mesi rinvigorito, restano problemi e limiti strutturali come il limitato personale per gli sbarchi e i pochi mezzi a disposizione, come ambulanze, sedie a rotelle o barelle.

Sbarco autonomo a Lampedusa il 24 Agosto 2023

Molo Favaloro, Mattina del 25.08

Molo Favaloro, mattina del 25.08

Molo Favaloro, mattina del 25.08

Molo Favaloro, pomeriggio del 25.08

Molo Favaloro, pomeriggio del 25.08

Per l'ennesima volta nel giro di pochi mesi, a Lampedusa si misura l'inadeguatezza del dispositivo d'emergenza e del ruolo delle Prefetture, in affanno rispetto alla situazione reale. Sono almeno trent'anni che l'Italia ha dovuto confrontarsi con un cambiamento dei flussi migratori, passando dall'essere principalmente un paese di emigrazione al divenire nei fatti meta di arrivo o almeno tappa di passaggio. Gli ultimi quindici anni, poi, hanno visto l'aumento degli arrivi via mare, che non possono più essere considerati in un'ottica di eccezionalità o emergenza critica.

Lampedusa da anni è divenuta il simbolo della violenza frontaliera e della criticità della gestione dei confini da parte dell'Europa.

Ogni estate, con l'aumento degli arrivi, l'isola gremita di turisti si trova ciclicamente sotto i riflettori, tra gridi all'emergenza e passerelle istantanee di politici in cerca di celebrità.

A fronte di questa incredibile tenacia, da parte dei diversi governi succedutisi in Italia, nell'escludere qualunque tentativo di gestione strutturale e sul lungo periodo dell'accoglienza e dei soccorsi, Ci domandiamo come possa essere possibile pensare davvero che il molo Favaloro (e in generale tutti i moli dell'isola) possa essere l'ingranaggio centrale per rispondere a quello che sta avvenendo? Può essere un hotspot defacto chiuso e con meno di 400 posti ufficiali il perno del dispositivo istituzionale per confrontarsi con le dinamiche contemporanee?

Sebbene gli arrivi si inseriscano all'interno del più largo discorso della migrazione, individuare le peculiarità del momento è operazione fondamentale per non contribuire ad accrescere la costruzione di tali momenti come crisi".

Sembrano invece appartenere a una logica opposta la presenza di forze dell'ordine sull'isola e la loro funzione nel "gestire i migranti". Sempre più personale è impiegato durante gli sbarchi, nell'hotspot e sulle navi per i trasferimenti verso l'entroterra. Come già sottolineato precedentemente sul nostro sito, restano preoccupanti e problematiche le modalità con cui le forze dell'ordine si interfacciano con le persone appena arrivate: quasi sempre senza possibilità di utilizzare una lingua diversa dall'italiano, l'approccio rigido e principalmente teso al controllo sono conduttori di forme di violenza che tradisce il razzismo strutturale. Le scene di imposizione (come per esempio stare in attesa dell'autobus per ore, in fila e in piedi), di grida e maltrattamenti, con commenti razzisti, sono sempre più frequenti.

In un contesto con 4500 persone chiuse in uno spazio limitato come l'hotspot di Lampedusa (in cui non è possibile nessun tipo di monitoraggio esterno) ci si chiede con preoccupazione, quale tipo di interventi compiano le forze dell'ordine e in che modo intervengano nei momenti di tensione. Le testimonianze dirette di persone appena arrivate e accolte in hotspot riferiscono di agenti in tenuta anti-sommossa; scene che purtroppo non sorprendono e che rimandano alle scene di Porto Empedocle di qualche settimana fa.

Rendere Lampedusa lo snodo obbligatorio per sbarchi e pre-identificazioni segue ragioni politiche piuttosto che necessità pratico-organizzative; in momenti come questi la cecità e gravità di questa gestione è sotto gli occhi di tutti. Lampedusa e il suo Hotspot rappresentano un punto di convergenza su cui si regge un delicato accordo tra i vari Stati europei, ed è il sorprendente silenzio di questi ultimi a tradirne la delicatezza.

Galaxy utilizzata per il trasferimento di sabato 26 Agosto. Cala Pisana

Pantelleria (Nave Militare) utilizzata per il trasferimento di 300 persone il 26.08

Se la caratteristica dell'hotspot a Lampedusa è di essere defacto un centro chiuso a prescindere dalla quantità di persone presenti all'interno e dalle loro condizioni psico-fisiche, la priorità è quella di trasferire altrove il più alto numero di persone possibile in breve tempo. La velocizzazione di questo processo, da una parte richiesto a gran voce, dall'altra ha implicato l'impossibilità della valutazione approfondita delle condizioni individuali delle persone, causando, per esempio, gravi separazioni di nuclei familiari e mancati ricongiungimenti, e più in generale un'ulteriore precarizzazione delle condizioni del sistema di accoglienza.

Decine sono le segnalazioni di persone alloggiate in centri di accoglienza in zone remote, lontane dai centri e dai paesi. Spesso senza personale capace di parlare lingue comprensibili a tutt* e di un'adeguata informativa legale.

Come ci racconta un ragazzo camerunese al telefono:

sono sette giorni che siamo qui e nessuno ci ha spiegato nulla, come funziona l'asilo ad esempio….io vorrei fare una formazione in Italia ma l'unico personale che c'è qui sono le persone delle pulizie che non parlano francese.

Come quasi una regola, infatti, dopo giorni di permanenza nei centri di accoglienza, nessuno ha parlato con un avvocato o un assistente legale.

Siamo tutti dei maggiorenni ma ci trattano come dei bambini

Piuttosto che sostenere l'emancipazione e i progetti personali delle persone appena arrivate, gli ingranaggi del dispositivo istituzionale che iniziano a Lampedusa mantengono l'obbiettivo di controllare e filtrare.

In questa direzione, la criminalizzazione gioca – come ha sempre fatto – un ruolo centrale. Nell'ultima settimana, secondo varie fonti giornalistiche, tra Salerno e Ragusa 5 persone sono state arrestate con l'accusa di "scafismo" e 10 con l'accusa di reiterare l'ingresso illegale nel territorio italiano. Numerose sono le segnalazioni di persone che vengono bloccate in hotspot a Lampedusa per settimane in attesa, probabilmente, di un trasferimento in un CPR (ormai quasi tutti senza posti disponibili). Nella stessa logica repressiva si inseriscono l'apertura del nuovo centro per le procedure accelerate di frontiera previste dal decreto n.20 (Decreto Cutro) e di nuovi hotspot nell'entroterra siciliano.

Sebbene si inserisca nell'ampio e ormai decennale fenomeno migratorio, i più di 100.000 arrivi dall'inizio del 2023 fanno emergere aspetti complessi e peculiari. Leggerli e accettarli è fondamentale per comprendere l'inadeguatezza dei dispositivi istituzionali all'opera. Quello che sta succedendo non è una devianza né un'eccezione, bensì il prodotto finale in cui partecipano anche i finanziamenti all'esternalizzazione delle frontiere europee in cui Frontex gioca un ruolo centrale.

Nel mese di agosto varie associazioni hanno denunciato la violenza delle pratiche di controllo frontaliero a Ventimiglia e all'inizio dello stesso mese, all'altezza di Claviere, è stato trovato il corpo di un ragazzo nei sentieri che attraversano il confine italo-francese. Negli stessi giorni, all'inizio di Agosto, 6 corpi sono stati recuperati nella manica, in seguito ad un naufragio nel tentativo di superare la frontiera tra Francia e Inghilterra.

Non è una questione di sicurezza né di trasferimenti tra hotspot, hub e altre strutture bensì una questione di libertà movimento per tutti e tutte e quello che succede nelle altre frontiere ne è conferma; non riconoscerlo implica violenza statale, razzismo strutturale e morte.

Libertà di movimento per tutt*!






1) Il titolo, pur volendo essere ironico, è ispirato da un aneddoto recente e reale. Chiacchierando con alcune persone di Maldusa sugli scogli di fronte al molo Favaloro il 25 agosto, un turista accenna al fatto che Donzelli (FdI) ha dichiarato che il blocco navale con la Tunisia stava funzionando. Con accento romagnolo chiosa: "vabbè che siam co******i ma non venissero a dirci che Cristo è morto di freddo!"