de-Porto Empedocle. Monitoraggio dei trasferimenti dall'Hotspot di Lampedusa.
Da un paio di giorni su Lampedusa tira una forte tramontana. I traghetti da e per l'isola affollata di turisti sono fermi da allora: il traghetto di linea non riesce a lasciare le coste meridionali della Sicilia. Mancano le sigarette, gli scaffali dei supermercati sono quasi vuoti. "Se non arriva la nave…!" - è l'espressione abbozzata a mo' di giustificazione ai turisti da parte dei commercianti di Lampedusa; i locali sono in realtà abituati, eppure esausti, a essere spesso "abbandonati" in mezzo al mare a causa delle condizioni metereologiche.
Vento e mare non impediscono solo alle merci di arrivare a Lampedusa, ma anche alle persone sull'isola di andarsene, compresi i migranti, che si ritrovano così stipati nel centro di Contrada Imbriacola. Lunedì 7 agosto sono circa 2400. Di nuovo, un numero troppo grande rispetto alla capienza effettiva del centro, teoricamente di 389 posti, e in cui la libertà individuale è de facto limitata, dal momento che viene arbitrariamente impedito alle persone di uscirne; non solo per lo spazio, di per sé insufficiente, ma per l'impossibilità di gestirlo in qualunque modo che non sia di controllo, punizione e selezione. Inoltre, nella frenesia guidata dall'urgenza di trasferire le persone (e il problema, senza risolverlo) in Sicilia, spesso le procedure vengono accelerate o addirittura annullate.
Se, con il piano di emergenza, i trasferimenti delle persone sono stati nei fatti intensificati - al traghetto di linea Galaxy sono stati aggiunti mezzi navali militari ma anche alcuni aerei charter, che "spostano" le persone direttamente nel Nord Italia, gestiti da OIM - sembra che nemmeno le scelte "spettacolari" dell'emergenza riescano ad averla vinta contro il mare.
Così, si è dovuto aspettare martedì 8 agosto perché piante infiocchettate, tir di cibo e macchinate di altra merce raggiungessero l'isola per inserirsi nel mercato lampedusano ed essere consumati. E anche perché, finalmente, circa 500 persone in movimento potessero riuscire ad arrivare sulla terra ferma.
A partire dalle 7 del mattino i primi autobus della Croce Rossa iniziano a portare al molo commerciale chi deve essere trasferito. La sveglia nell'hotspot e la chiamata nome per nome avviene, raccontano alcune delle persone, intorno alle 5 del mattino.
La Galaxy dovrebbe attraccare al molo commerciale di Lampedusa alle 9.00e la partenza sarebbe prevista alle 11. I gazebo montati dalla CRI e le bottigliette d'acqua non bastano ad alleviare l'estenuante attesa sotto il sole. Durante le ore prima dell'imbarco, alcuni familiari con cui Maldusa e altre reti di solidarietà sono in contatto hanno iniziato a chiamare preoccupati chiedendo ulteriori spiegazioni per una tale e ingiustificata attesa sotto il sole.
La nave non parte che a alle 12h30. All'interno, il salone grande della nave è riservato al viaggio per i turisti e per i lampedusani così come il ristorante al 7° piano e le cuccette con i posti letto. L'altra parte del 6° piano e la saletta bar del 7° piano sono riservate alle 470 persone trasferite dall'hotspot di Lampedusa a Porto Empedocle. Questi spazi sono estremamente controllati da polizia e carabinieri, il cui intervento non è mediato da nessun altro profilo - per esempio di mediazione culturale o di assistenza medica. Ci sono, sì, tre mediatori della Croce Rossa, ma sono incaricati esclusivamente di accompagnare il viaggio dei circa cento minori presenti nel gruppo.
Durante tutte le ore del viaggio è impossibile stabilire un contatto fisico o visivo con le persone in trasferimento, dal momento che, usando le parole di un poliziotto: "di lì non ci si può andare perché ci sono i migranti [e visto che] sono 470 è una questione di ordine pubblico".
In risposta a un altro tentativo di rompere la barriera morale che percorre gli spazi della Galaxy, un carabiniere risponde semplicemente dicendo "non ci si può andare… perchè no!" con tono prepotente ed aggressivo.
Gli spazi destinati ai trasferimenti sono sovraffollati e sotto un regime di controllo . Nel piano superiore le persone non possono neanche stare sul pianerottolo all'aperto; compresi entro una logica di controllo poliziesco, devono stare tutti fermi, ogni movimento è sospetto o fonte di tensione per gli agenti.
Al piano di sopra, ad esempio, dal momento che la stanza è abbastanza piccola per le persone che devono starci dentro, si anima un certo via vai tra il "dentro" e il ristretto spazio, ben delimitato, all' "esterno", a loro concesso; ma, per evitare anche questo "movimento", le porte vengono chiuse nonostante l'alta temperatura in una stanza con i condizionatori spenti. Una signora (incinta) e un ragazzo iniziano a stare male. Le visite o la prima assistenza sanitaria non possono che essere solo improvvisate, dato che sulla nave non è presente nessun operatore medico-sanitario.
Da giù, visto che non è possibile salire dove sono le persone, regolarmente si sentono mani che sbattono, come per imporre un messaggio e grida rigorosamente in italiano del tipo: <<Ohi, Oh!! OH! Vai VAI, HO DETTO VAI!!!>> << Oh muoviti!!>>.
I trasferimenti sulla Galaxy sono uno spazio attraversato da violenza verbale e fisica dal momento che le persone sono sorvegliate e costrette a stare in un perimetro definito senza poter circolare e praticamente muoversi. Lo sbarco a Porto Empedocle si inserisce in continuità con le dinamiche iniziate a bordo della Galaxy.
L'effetto "cuscinetto" creato dalle associazioni internazionali parte del meccanismo Hotspot a Lampedusa è alle spalle; davanti una gestione deumanizzante.
Senza nemmeno un attimo di ristoro, con la polizia che di fatto cordona il percorso tra la nave e la tendopoli, le persone sono chiamate una a una per salire sugli autobus. E' un mediatore della Croce Rossa, l'unico giunto per lo sbarco (insieme solo a un altro di Frontex, rimasto al cancello insieme alla polizia e il cui ruolo rimane, a uno sguardo esterno, poco chiaro), che inizia a chiamare i nomi al megafono. Finita la lista, le persone ricevono un sacchetto con all'interno un panino, una bottiglia d'acqua e uno snack per poi salire sui mezzi messi a disposizione dalla Prefettura di Agrigento per gli ulteriori spostamenti. Le direzioni sono varie: alcune persone vengono portate nei CPR delle varie regioni d'Italia, alcune di nuovo in altri Hotspot (sia in quelli ufficiali, a Pozzallo, Taranto, Trapani e Messina, sia in altre zone "adibite" al controllo e trattenimento per l'identificazione, improvvisate per rispondere alla congestione degli altri centri, come sarà a Porto Empedocle stessa), altre in "Hub" dove le persone vengono "collocate", autorizzate a uscirne, in attesa di trovare loro posto altrove (come nell'Hub di Catania, ricavato da un ex polo vaccinale per il Covid), altre direttamente nei CAS/ex CARA in tutta Italia, in alcuni casi con più di dieci ore di viaggio!
Nelle ultime settimane, nello specifico, all'Hotspot di Messina sono stati trasferiti molti minori che erano già stati a Lampedusa, nonostante, secondo le procedure, gli hotspot non siano luoghi idonei ai minori.
Un gruppo di persone, registrate come maggiorenni a Lampedusa ma in realtà minorenni - dato, questo, che prova ulteriormente la superficialità con cui le valutazioni vengono fatte a Lampedusa in un clima di caos e fretta - è rimasto a Messina per più di venti giorni. Atto di nascita in mano, sono però riusciti a dichiararsi minorenni , e, ricevuto il permesso dal Prefetto per poter uscire, non sono più ritornati nella struttura. Da Porto Empedocle, la sera dell'8 agosto, altri minori sono andati all'hotspot di Messina oltre che al centro di accoglienza per minori non accompagnati di Cifali.
Il problema sembra non stare solo nella ricerca dei centri in cui "smistare" le persone, ma trovare i mezzi stessi con cui farlo.
Secondo associazioni e attivist* del territorio, quando la Prefettura non riesce a trovare gli autobus per i trasferimenti, le persone pernottano nella tendopoli accanto alporto anche se il luogo non è adatto per le temperature (molto alte d'estate, molto fredde di inverno) che raggiunge, esposto al caldo e al freddo.
Nei giorni successivi al nostro monitoraggio abbiamo appreso di forti tensioni e agenti in assetto anti-sommossa a causa della gestione sempre emergenziale anche dei trasferimenti a Porto Empedocle.
Con l'arrivo di altre 548 persone, il 15 agosto erano quasi 1300, accalcate tra i cancelli del porto e la tensostruttura adiacente. I tentativi di fuga, i principi di rivolta e la confusione - prontamente sedati dalle forze di polizia schierate in tenuta antisommossa contro ogni tentativo di evasione da questa prigionia illegittima - hanno portato il Prefetto a bloccare i trasferimenti di Lampedusa almeno per la giornata successiva.
Il cosiddetto "problema", l"'emergenza", così, sembra sia solo stato spostato da Lampedusa a un'altra cittadina appena più a nord, appena meno esposta ai riflettori dei media e delle associazioni. In seguito ai momenti di tensione del 14 agosto scorso, il 17 agosto il Prefetto comunica l'assegnazione alla ditta Tommasino Metalzinco di Cammarata dell'appalto per la costruzione del nuovo Hotspot di Porto Empedocle. In deroga alle normali procedure di controllo in seguito alle assegnazioni di appalti, la struttura dovrebbe essere pronta nell'arco di 3 mesi 3 mesi e poter accogliere - teoricamente - un massimo di 250 persone.
Contro ogni forma di razzismo e discriminazione, esprimiamo solidarietà con le persone appena arrivate, augurando a tutt* una buona continuazione del loro viaggio e che riescano tutte a raggiungere i propri cari e i luoghi desiderati.