de-“Hanno spostato la polvere e hanno trovato pulito” - fine settembre 2023

19.12.2023

Al molo Favaloro l'Ufficio delle Dogane e l'agenzia assegnataria del bando hanno spostato la maggior parte delle imbarcazioni che per tutta l'estate hanno riempito il paesaggio del porto. Durante gli ultimi giorni di maltempo, nessuno sbarco è stato registrato al molo di Lampedusa lasciando vuoto l'hotspot di contrada Imbriacola. A partire dal 29 settembre, di nuovo, delle imbarcazioni partite dalla Libia e dalla Tunisia hanno raggiunto le coste di Lampedusa.

Dopo la settimana del 12 settembre, in cui nell'hotspot per diversi giorni non c'erano più operatori di nessuna delle organizzazioni attive nel centro (solo qualche operatore della Croce Rossa a gestire le file enormi fuori dalla struttura), l'hotspot è ritornato ad essere un centro chiuso. "Le persone stanno dentro perché non hanno interesse ad uscire" stando alle dichiarazioni di Francesca Basile, responsabile migrazioni dell'hotspot di Lampedusa. La stessa afferma che "ieri c'erano più persone rispetto ad oggi; quindi, penso che oggi quelli che hanno voglia di dormire in un'area riparata potranno farlo […] oggi quelli che avranno voglia di dormire in una zona più sicura potranno farlo!" sottolineando, indirettamente, come adeguate condizioni di permanenza all'interno del centro siano un aspetto legato piuttosto alla casualità.

In un Hotspot vuoto, tanto da poter visitare anche docce, bagni e cucina, il 28 settembre la delegazione del consiglio forense agrigentino insieme a una delegazione di avvocati europei e il presidente nazionale Francesco Greco arrivano in visita; sebbene avessero come obiettivo quello di sottolineare la funzione dell'avvocatura a tutela dei diritti e della effettività del diritto, nessuna realtà indipendente attiva sul territorio è stata incontrata.

Sulla scia delle passerelle iniziate il 14 Settembre con Giorgia Meloni e Ursula Von der Leyen, anche l'ex primo ministro Giuseppe Conte è arrivato a Lampedusa il 20 settembre. In quell'occasione ha assistito ad un momento pubblico organizzato dal sit-in di cittadini e cittadine che dal 12 settembre si è installato di fronte al Comune, iniziatore, tra le altre cose, della protesta al porto qualche giorno prima.

[…] dopo 30 anni che facciamo accoglienza ci ringraziano con l'intenzione di aprire un centro di detenzione a Lampedusa! In una comunità così piccola non si può essere così invadenti […] tuona Martello capo dell'opposizione di Lampedusa durante gli interventi pubblici; continua: "sono venute (Meloni e Von der Leyen) per giustificare il fallimento pubblico sulla migrazione e sull'accoglienza e sono venute rilanciando […] saranno loro a definire chi deve entrare in Italia, ma dove? In autostrada? Non a mare!"

Dopo le dichiarazioni della Meloni a Lampedusa, infatti, e la pubblicazione degli ultimi decreti, a Lampedusa ha ripreso concretezza lo spettro del riutilizzo dell'ex base militare di ponente come centro di trattenimento per le nuove pratiche accelerate di frontiera.

Gli interventi pubblici, inoltre, hanno toccato varie tematiche che condizionano la vita quotidiana a Lampedusa, passando per esperienze intime e familiari di mala sanità e problemi strutturali dell'isola che non dipendono dalla pressione migratoria bensì da politiche di privatizzazione del settore pubblico e mancanza di investimenti settoriali a Lampedusa.

"Ho sentito che arriveranno dei soldi, ne sono arrivati tanti ma non so cosa siano diventati" interviene il professor Giovanni Fragapane; "abbiamo bisogno di strutture per poter fare cultura, e non di visite che mettono la polvere sotto al tappeto e hanno trovato tutto pulito. Abbiamo bisogno di locali dove poggiarsi, di una sala cinematografica, di strutture polivalenti".

Di visione opposta, invece, il sindaco di Lampedusa e l'amministrazione comunale. Sebbene in parte presenti durante la manifestazione che ha bloccato il porto e rispedito in Sicilia i mezzi militari, il vicesindaco ha preso le distanze dal sit-in di fronte al comune. In un discorso in piazza avvenuto il 24 settembre, il sindaco stesso ha preso posizioni che non lasciano margini di dubbio al suo allineamento con le forze politiche governative; non menzionando né la sanità né la cultura, difende i 45milioni di euro inviati a Lampedusa per "ripagarci dai danni subiti […] ce li hanno dati perché abbiamo un problema ed è quello della migrazione" e, a scanso di ogni contraddittorio, elenca la serie di progetti primari per cui i soldi saranno destinati: pavimentazione del centro, strade extraurbane, parcheggio nel centro abitato e deposito di carburante (per abbassare il prezzo alla pompa). Prendendo a prestito le sue stesse parole utilizzate per attaccare la vecchia amministrazione: soldi donati dal governo e giustificati per la migrazione; ma i migranti non c'entrano nulla!

Sfax - Tunisia

Dopo il recupero politico del collasso dell'hotspot a Lampedusa da parte dell'asse capitanata da Giorgia Meloni, la Commissione europea ha annunciato l'erogazione di 127 milioni di euro come sostegno finanziario alla Tunisia di Kaïs Saïed: 60 milioni in sostegno al bilancio pubblico e 65 milioni per la gestione dei flussi migratori.

Il 15 e il 16 settembre a Sfax un'ingente presenza di forze dell'ordine ha sgomberato la piazza di Bab Jebli, rifugio, da inizio luglio, per migliaia di persone provenienti dai paesi dell'Africa subsariana. Come ulteriore prova dell'impegno del Governo tunisino alla lotta contro la migrazione clandestina, vari video hanno accompagnato le azioni di polizia, e sulla pagina ufficiale del Ministero degli Interni è stato annunciato il dispiegamento di forze e mezzi per operazioni di anti-terrorismo. Negli stessi video dal carattere altamente propagandistico, si vedono centinaia di persone a gruppi sparsi nei campi di ulivi in condizioni di evidente precarietà. 

https://www.facebook.com/SonfmTN/videos/633770918813731/?extid=CL-UNK-UNK-UNK-AN_GK0T-GK1C&mibextid=Nif5oz

"Noi neri siamo costretti a vivere tra i cespugli, nei campi di ulivi; cos'è questo, gli animali vivono in questo modo" dice Tike Chybuzar, un ragazzo nigeriano incontrato durante i giorni di inizio settembre. Varie associazioni hanno denunciato le operazioni di polizia effettuate a Sfax; uno sciopero generale è stato partecipato dagli abitanti di el-Amra e di Jebliena, il 25 settembre, per protestare contro l'arrivo in massa di persone in movimento. Nello stesso periodo, sui social che da novembre 2022 hanno giocato un ruolo centrale nell'aizzare la tensione razzista, hanno iniziato a circolare disinformazioni e annunci xenofobi.

A el-Amra/Jebliena, così come a Lampedusa, è difficile far passare nella comunicazione mainstream che questi movimenti di massa e l'arrivo, in un unico posto, di migliaia di persone in condizioni di bisogni materiali e psicologici sono anche il risultato delle attuali politiche migratorie e dell'azione stessa delle istituzioni teoricamente impegnate a risolverle. 

Le politiche europee volte a esternalizzare verso i territori di paesi terzi i controlli delle frontiere raggiungono solo raramente – e mai definitivamente – l'obiettivo di ridurre l'immigrazione. Più spesso esse finiscono per sostenere regimi autoritari e alimentare nei paesi vicini sentimenti razzisti, politiche discriminatorie e pratiche violente e disumane.